Stupro di gruppo: cosa ha (veramente) detto la Cassazione.

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 La custodia cautelare in carcere non è obbligatoria nei casi di violenza sessuale di gruppo: così la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4377/12.
Dobbiamo quindi aspettarci branchi di stupratori impuniti che scorrazzano per le nostre strade?
Niente affatto.
Ecco perché.
La Corte di Cassazione ha detto solo che non può essere stabilita AUTOMATICAMENTE la custodia cautelare in carcere (ossia prima del processo) nei caso di violenza sessuale di gruppo: infatti anche in questo, come per tutti i reati, il giudice deve valutare caso per caso, graduando la responsabilità e, in presenza di almeno uno dei tre “pericoli” che giustificano l’arresto PRIMA del processo (pericolo di fuga, di inquinamento delle prove, di reiterazione del reato), verificare nel caso concreto se, come aveva già stabilito la Corte Costituzionale con sentenza n. 265 del 2010, siano concedibili misure alternative al carcere “nell’ipotesi in cui siano acquisiti elementi specifici, in relazione al caso concreto, dai quali risulti che le esigenze cautelari possono essere soddisfate con altre misure”.
La legge del 2009 prevedeva il carcere preventivo per tutti i partecipanti, senza possibilità di scelta per il giudice. 
Ma pensiamo al caso in cui tra i partecipanti al reato uno si fosse dissociato, non avendo neppure partecipato materialmente al fatto o avesse tentato di proteggere la vittima, oppure l’avesse curata dopo il fatto… Tutte queste circostanze devono essere valutate (per cui richiedono un processo completo, con esame dei testi, perizie ecc.) e potrebbero, persino, comportare l’assoluzione… Con il carcere obbligatorio preventivo tutti finiscono dentro (magari nella stessa cella, con i “cattivi” che possono parlare col “buono”) fino al processo: alcuni per restarci anche dopo, altri per essere scarcerati… 
La Cassazione ha detto solo che il Giudice può (e deve) valutare caso per caso, mettendo ad esempio dentro i partecipanti ma lasciando agli arresti domiciliari, per ipotesi, quello che si era dissociato. 
Senza che sia necessario applicare la stessa misura per tutti…
Nessuno dubita che i responsabili di fatti del genere debbano finire in prigione, ma solo DOPO un giusto processo.
Mettere in galera qualcuno prima della sentenza deve essere una cosa eccezionale, giustificata da pericoli concreti…

Vediamo un esempio concreto.
Il protagonista non è vostra figlia, come vuole la vulgata comune, ma vostro figlio, che organizza con alcuni compagni di scuola la festa per il suo 18esimo compleanno.
Alla fine della festicciola, dopo che tutti hanno bevuto un po’ troppo, restano con vostro figlio due amici un po’ scapestrati ed una ragazza.
Alcool, eccitazione, stanchezza, inesperienza: la cosa degenera.
La ragazza, che all’inizio sembrava consenziente, al momento di “concretizzare” cambia idea (sappiamo che il consenso deve permanere in ogni istante dell’atto e può essere revocato da uno dei partner in ogni momento, e l’altro si deve obbligatoriamente adeguare).
I due scapestrati non capiscono bene (sono tutti alticci) e decidono comunque di approfittare della situazione. Così uno dei due “consuma” l’atto.
Non ci sono segni fisici di violenza, ma la ragazza il giorno dopo si rende conto che è successo qualcosa di sbagliato e sporge querela (ricordiamo che lei è persona offesa, nel processo giura ed è testimone, mentre gli imputati non giurano e di quello che dicono non gliene frega niente a nessuno).
Stupro di gruppo. Tutti e tre i maschietti in galera in attesa di processo.

Ah, dimenticavo un particolare.
Vostro figlio, durante il fattaccio, ha sempre dormito, mezzo ubriaco, sulla poltrona posta all’altra estremità della stanza (ma per dimostrare questo serve un processo).
Mettiamo dentro anche lui, nella cella sovraffollata ed in totale promisquità con delinquenti incalliti e stupratori veri o, forse, è meglio aspettare il processo?