Le "prassi incostituzionali".

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Che il nostro non sia un "Paese normale" e che la nostra democrazia sia malata lo diciamo da tempo, ma l'aperta, continua e sfrontata violazione delle norme costituzionali non deve passare sotto silenzio.
O meglio: non dovrebbe.
E, invece, ogni giorno la nostra Carta fondamentale viene violata con disinvoltura: il ricorso abnorme alla decretazione d'urgenza, al voto di fiducia, ai maxiemendamenti, alla legislazione delegata, sviliscono il Parlamento ed impoveriscono il sistema, violando principi fondamentali quali la divisione dei poteri e la sovranità popolare.

La denuncia, impietosa, circostanziata e precisa, arriva dal prof. Michele Ainis che, nel suo "L'assedio - la costituzione e i suoi nemici" (Longanesi, 2011), indica tra gli altri attacchi portati alla Carta fondamentale, ben sedici "prassi incostituzionali" che viziano il sistema e sono, di fatto, tollerate e quasi unanimemente accettate.
Eccole.

1) la controfirma dei ministri proponenti agli atti del Presidente della Repubblica: l'art. 89 viene eluso dalla prassi degli atti "formalmente e sostanzialmente presidenziali", che non richiedono alcuna controfirma ministeriale.

2) la perdita di funzioni del Consiglio Supremo di Difesa: l'art. 87 è di fatto disapplicato, tanto che il Consiglio non viene convocato neppure per le due sedute annuali minime previste.

3) la concessione della Grazia: da atto presidenziale a prerogativa del Governo, che relega il Presidente ad un compito meramente burocratico.

4) i poteri di amnistia e indulto: l'art. 79 snaturato, a favore delle Camere.

5) il potere d'inchiesta di cui all'art. 82: da strumento di controllo sul governo, trasformato in arma della maggioranza contro l'opposizione, per sindacare l'operato della precedente legislatura.

6) il divieto di mandato: l'art. 67 si scontra con l'unanime condanna dei "ribaltoni".

7) la mancanza delle candidature ufficiali per l'elezione del Capo dello Stato.

8) il divieto di rielezione del Capo dello Stato: norma che non compare nella Carta, alla luce dell'art. 84.

9) il procedimento di formazione del Governo: l'art. 92 è stato soppiantato dalla "investitura popolare", su designazione dei partiti.

10) il decreto legge, trasformato da atto normativo in caso di "necessita e urgenza" ai sensi dell'art. 77 a "disegno di legge rinforzato a urgenza garantita" (dai 29 decreti adottati dal Governo nella prima legislatura, siamo passati alla media di un decreto al giorno degli anni '90).

11) la reiterazione dei decreti legge, ufficialmente vietata dalla Corte (sent. 360/96).

12) il ricorso abnorme ai decreti legislativi ai sensi dell’art. 76 (ben 328 nella XII legislatura), indice eloquente della perdita di potere delle Camere.

13) i maxiemendamenti, in frode all'art. 72: la finanziaria 2007 è composta da 1365 commi, su 338 pagine

14) la "corruzione" del referendum costituzionale, proposto nel 2006 su di un "unicum" di norme variegate, da approvare o respingere senza possibilità di scelta tra le varie soluzioni ivi contenute.

15) i contratti collettivi stipulati dai sindacati, che non dovrebbero avere effetti nei confronti dei non iscritti mentre, con una interpretazione forzata dell'art. 36, si applicano a tutti i lavoratori.

16) ultimo, e decisamente più deleterio, il ruolo della partitocrazia che, in barba all'art. 49, ha occupato tutto l'occupabile.

È la " costituzione materiale" che sta screditanti quella formale, con buona pace di Calamandrei, secondo cui "la forma è garanzia di libertà"...
Ogni cittadino e, ancor di più, ogni operatore della Giustizia, ha il dovere, civico e morale, di opporsi a questa degenerazione istituzionale.


Avv. Alberto Teso
www.tesoeassociati.it